D’ora in poi anche le modalità di rilascio e i costi legati al sistema del documento di identità da parte del Ministero dell’Interno saranno più agevoli. Sfruttando i mezzi tecnologici a disposizione si otterrà un documento che in seguito si prevede diventerà un tutt’uno con la tessera sanitaria.
Questo nuovo documento sarà inoltre versatile e adatto a soddisfare una vasta gamma di esigenze del cittadino. Ci troveremo ad utilizzare il documento di riconoscimento come una carta servizi, con la quale pagheremo multe, compreremo ticket per i musei, andremo a votare.
Altre novità riguardano l’eliminazione del limite di età (che adesso è di 15 anni) per il rilascio della carta di identità e nuove disposizioni circa la durata di validità. Per i minori di età compresa tra i tre e i diciotto anni, la validità è fissata in cinque anni, per quelli di età inferiore ai tre anni, la validità è di tre anni.
Ancora, è obbligatorio che il Sindaco rilasci a chi ha la residenza o la dimora nel Comune un documento di identità che sia conforme al modello ministeriale. Dall’età di 12 anni in poi sarà obbligatorio il rilevamento delle impronte digitali (lo stabilisce un apposito Regolamento Ce n. 444/2009 del 6 Maggio 2009).
I minori devono necessariamente viaggiare con i propri genitori o in compagnia di chi ne fa le veci, oppure devono essere muniti di una dichiarazione nella quale vi sia l’assenso o la dichiarazione da chi può darli, convalidata dalla questura o autorità consolari, contenente il nome della persona, della compagnia di trasporto o dell’ente a cui i minori stessi siano stati affidati.
In materia di documento di identità, queste nuove norme vanno ad aggiornare ed integrare il Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza (art.3), a sua volta contenuto nel regio decreto n. 773 del 18 Giugno 1931.
Grazie per la sua precisa e attenta disamina. Il mio obiettivo in questo blog è informare, perciò le considerazioni personali le lascio fare a ciascuno, nella più totale libertà. Cordiali saluti.
Gent.ma d.ssa Lenoci,
sono esterrefatto dalla sua candida visione delle cose, mi dispiace aggredirla con una brutale e diretta critica (personale, per carità, e con il massimo rispetto dei ruoli) ma oserei affermare che la reatà è più cruda e fredda, triste e legata ad interessi economici da far girare la testa. Quando un affare si può portare avanti con una azienda di Stato come il Poligrafico, che detiene la privativa legale per i ducumenti di identità classificati “carte valori”, non c’è trippa per gatti. Brunetta può dir quel che vuole, ma è competenza di Tremonti, con interferenze verdi.
Immaginiamo di fare un business da un milione e mezzo di euro con aziende private, magari ci scappa il regalino, la campagnuccia elettorale od altro. Insomma il tornaconto di tutto ciò non riguarda il ministro Brunetta, senza portafoglio, nemmeno da lontano. Il business supera il miliardo e mezzo di euro.
Le balle che ci propina Brunetta sono solo il frutto di comunicativi (“ghost rider”, in gergo) e strateghi di periferia.
Senza peraltro commentare tutto il suo operato, roba da campagna elettorale estesa all’intera legislatura. “Chiacchiere e distintivo” direbbe De Niro ne “gli intoccabili” con toni da spavaldo, ma arriviamo al dunque.
La carta di identità elettronica è nata nel 1997 da una legge di Franco Bassanini, lanciata nel 2000 dal ministro dell’interno Bianco e proseguita con varie leggi a firma di Berlusconi, ad es. la L.43/2005 “dal 1° gennaio 2006 la CIE sarà obbligatoria”, Scaiola, Pisanu, Stanca, e poi Amato e Nicolais “durerà 10 anni e costerà di meno”, e non meno di sei “milleproroghe” bipartisan. Dicesse quel che vuole Brunetta, ma già c’è il milleproroghe che rimanda al 2012.
Diamine! La carta di identità elettronica sta a cuore ad entrambi i poli, non sarà mica che fanno pace?
La “tecnologica” del PD, Linda Lanzillotta è riuscita a fare un’interrogazione contro la CIE due anni fa (udienza in commissione Senato con l’AD del Poligrafico ed il Prefetto Angela Pria) ed un interrogazione parlamentare due mesi fa a favore della CIE.
Il cavaliere ha firmato non meno di due leggi (in vigore) a favore della CIE “così com’é” ed oggi fa retromarcia, “non vedo, non sento”, a favore di un progetto per azzerare 11 anni di sperimentazione, far evaporare investimenti per centinaia di milioni di euro da parte dello Stato (min. interno e Poligrafico), far fallire la società “Innovazione e Progetti” (70% Poligrafico, 15% Poste, 15% Finmeccanica-Selex), ovvero tutte partecipate e controllate del MEF.
Allora, che succede?
Diciamo che:
– Calderoli fa promesse in grado di mettere in crisi la prossima legislatura (la CIE sostituirà anche il passaporto, la patente, il C.F., la tessera sanitaria …). Data l’impossibilità di realizzare ciò, beato a chi tocca!
– Silvio, quoque tu, fili mi? Mi fai una legge ed il suo contrario? (si, ne ha proprio firmate tre: la faccio, la faccio costare un tot e poi ne faccio un’atlra, diversa!)
– Maroni annuncia il DDL 2494 il 5 novembre, lo presenta in senato e lì si arena. Perché? Perchè il suo disegno include la costituzione di apposite società (al Nord, tra le righe) ed è troppo! Per la Padania!
– Non vi preoccupate, Tremonti fa “copia-incolla” e la infila in un decreto sviluppo. Mi piacerebbe sentire le urla di Beppe Grillo:”SVILUPPO??? CHE C’ENTRA LA CARTA DI IDENTITA CON LO SVILUPPO? (se è gratis per tutti, lo sviluppo dov’é?) Una cosa gratis per gli italiani chi la paga, gli svedesi?”
– Brunetta rilegge gli appunti dei suoi predecessori: una nuova carta per i dipententi della Pubblica Amministrazione,il nuovo “modello AT”. Peccato che già esiste ed è distribuito ai ministeri di Giustizia, GdF, Esercito ed Arma dei Carabinieri da diversi anni.
Quel ministro, tascabile ma non pieghevole, parla di un documento che già esiste, conta 4 milioni di esemplari, il 10% degli avewenti diritto in Italia, da 10 anni ad oggi.
Certo è che il progetto va avanti con eccellenze di Comuni che hanno il 100% della popolazione dotata di Carta di identità Elettronica (si, tutti schdati!) edil 100% dei servizi della PA disponibili on-line (si vedano Parma e Piacenza ed altre decine di comuni “felici”).
Ma ne manca 7900, di Comuni che non sanno di che parliamo.
P.S. In tutto ciò sostengo il PdL… ho visto cose che voi umani… beh, dall’opposizione non si sente un solo sparuto gridolino di disappunto!
Si vedano le interrogazioni parlamentari (bipartisan) senza risposta (bipartisan) degli ultimi 7-8 anni, Mazzocchi, Stanca, Magnolfi, Alfano, Gasbarra, … non li ricordo più, sono troppi.
Argomenti?
Chi ruba cosa, chi non fa quello che dice, perchè i dati sensibili degli italiani sono in mano ad un appalto del ministro dell’interno a società private con ramificazioni in Lussemburgo, perchè un documento di identificazione ai fini di polizia dal 1931 oggi diventa un gadget, già superato peraltro.
A Bruné, questo progetto… non s’ha da fà.
Qualche approfondimento l’ho reperito da http://identitaelettronica.wordpress.com dove non mancano i dettagli, anche se il blog di Pino Bruno e Rizzo sul Corriere della Sera hanno sbancato in fatto di audience.
Cordialissimi saluti all’autrice ed ai lettori,
G.P.